ROMA - Quanto sei bello Olimpico. Anche in una serata in cui la scintilla di fatto non si è mai accesa, dove gli striscioni sono rimasti a casa come unica forma di uno sciopero che ieri sera non avrebbe avuto senso, nella Partita che da quasi tre mesi tutta la Roma giallorossa attendeva. Quanto sei bello Olimpico quando sei così pieno, un muro di folla, unico spicchio senza gente il settore dei tifosi francesi arrivati in poco più di duemila per uno spazio in cui c’entrano oltre seimila persone. Quanto sei bello Olimpico quando mortaretti, bomboni e affini rimangono ( quasi) tutti fuori e l’unico rumore vero è quello della voce di migliaia di persone, i cori della curva, vecchi e nuovi.
E’ sembrata una serata d’altri tempi, grande compostezza da parte tutti, l’arrivo graduale dei tifosi allo stadio, pronti a collaborare con gli stewart della società giallorossa, con in testa solo la voglia di tifare la Roma attesa da una sfida difficilissima contro questo Lione che anche ieri sera ha confermato di essere una squadra solida e forte in tutti gli aspetti che potete immaginare. Era uno spettacolo alzare lo sguardo e vedere quel muto compatto di persone, pronte ad esaltarsi anche per la semplice conquista di un fallo laterale. In precedenza la giornata era trascorsa tra comunicati prima ufficializzati e poi annullati da parte dei tifosi della Sud che in mattinata avevano annunciato uno sciopero dello tifo. Per fortuna sono stati sufficienti le reazioni dei tifosi che ieri sera non avevano voglia di lasciare sola la loro squadra, per annullare una protesta che nella notte della Champions francamente avrebbe avuto poco senso.
La Sud, come sempre, è stata la prima a riempirsi e poi ad accendersi quando a poco più di un’ora dal fischio d’inizio della partita, si sono affacciati in campo i giocatori giallorossi. Si avvertiva un’incredibile attesa, quasi che tutti i presenti si fossero passati la parola per riservare la voce al momento della partita vera e propria. Piano piano l’entusiasmo è salito, un paio di razzi sono partiti dal settore dei francesi, un mortaretto da quello della Roma ( ma lasciamoli a casa per favore, anzi non compriamoli proprio), le squadre in campo a riscaldarsi, il rientro negli spogliatoi, l’inno di Venditti che ieri sera hanno cantato proprio tutti per un’emozione che bisogna essere di ferro per non averla avvertita, l’ingresso in campo delle squadre precedute da alcuni maxi stendardi voluti dall’Uefa ma dei quali sinceramente non se ne era mai sentita la mancanza.
La Sud ha cominciato a cantare ed incitare, rendendosi comunque conto subito che il Lione stava facendo sul serio e che è una grande squadra. C’era voglia di tifare, ma anche la sensazione di un grande rispetto nei confronti di un avversario che si stava dimostrando forte proprio come si pensava e temeva. La Roma ha provato, soprattutto nel secondo tempo, di accendere la miccia, il pubblico ha continuato a sostenerla, ma non c’è stato niente da fare. Arrivederci a Lione.