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Stadi Vuoti: l'analisi di un problema dai diversi risvolti
10/10/2005 11.38.00
Nel panorama calcistico tricolore sembra essere sempre di maggiore attualità la problematica del drastico calo degli spettatori allo stadio. Proviamo ad analizzare il problema.
Molti esperti del settore, nonché diverse personalità politiche, hanno espresso il loro pensiero, indicando come principali cause il cambiamento culturale del modo di vivere lo sport e la sempre maggiore offerta mediatica a cui il tifoso è sottoposto.
Ma se mettiamo sotto la lente d’ingrandimento questa problematica, ci accorgiamo che i principali motivi che hanno portato la gente sempre più lontana dagli stadi, non sono questi. In fondo, la pay-tv è ormai in voga dalla metà degli anni ’90 e la diffusione del DTT (Digitale Terrestre) non può giustificare una flessione così importante dei dati di affluenza negli impianti.
Anche la pista antropologica, che riconduce ad una trasformazione culturale, presenta molte lacune; infatti appena le società applicano prezzi più bassi, come per magia gli impianti tracimano, nuovamente, di sfrenata passione per i propri beniamini.
Quindi le vere ragioni di questa importante quanto preoccupante disaffezione del popolo italico verso lo sport nazionale sono da ricercare altrove. L’opinione della gente, del tifo, della parte più vera di questo movimento che, ormai, è più assimilabile ad un settore industriale che ad uno sport veicolo di sentimenti e valori quasi dimenticati, porta ad una duplice spiegazione: il caro-prezzi e le nuove disposizioni anti-violenza. Ma andiamo con ordine.
Secondo quanto emerge da uno studio effettuato da “La Repubblica.it”, nel breve volgere di 5 anni, i prezzi sono quasi raddoppiati, e questo fenomeno non può derivare solamente dal famigerato quanto temuto “effetto-euro”. Nel 2000 il prezzo medio per vedere una partita della Roma era 58.000 lire, ora è 45 €; l’Udinese, poi, ha solamente effettuato un cambio di moneta senza diminuire il valore nominale dei biglietti, passando da 60.000 lire a 60 €.
Per non parlare, poi, dei prezzi assolutamente fuori portata, che si praticano in occasione dei cosiddetti big-match. Per il derby d’Italia, il tagliando più economico costava 50€; ma il record in questa speciale classifica spetta all’Inter con i 300€, quanto, cioè, costa una finale europea, per una tribuna di una partita di cartello. Prezzi, questi, che purtroppo non sono solamente dei casi isolati, in quanto la maggior parte delle società nella massima serie adottano, ormai, una politica similare a questa.
La cosa più grave, però, è che anche i settori “popolari”, da sempre quelli che assicurano una maggior affluenza, in questi ultimi anni hanno subito un incremento notevole, arrivando a sfiorare punte di 20 €.
Di fronte ad un analisi così schiacciante una domanda nasce spontanea: ma i “padroni” del calcio non ci avevano promesso che con la vendita dei diritti televisivi i prezzi dei tagliandi avrebbero subito una calo? A distanza di 10 anni, invece, non solo questo non si è verificato, ma a fronte di un aumento dei diritti tv, con il DTT, i prezzi sono addirittura aumentati. Ed allora tutto ciò a che logica risponde?
Ma andiamo avanti, questione sicurezza: per questo tema si deve procedere con una duplice analisi: le condizione degli impianti italiani e le nuove disposizioni anti-violenza. Sono anni che i tifosi, da Nord a Sud, si lamentano perché lo spettacolo che si può apprezzare dagli spalti non è di grande qualità e perché, oltretutto, gli stadi sono pericolosi.
Ad emblema di questo concetto si puo’ citare la situazione dello stadio Olimpico di Roma. Molti non sanno che, oltre a non vedersi nulla dalle curve (causa la pista di atletica), questo impianto, ancora oggi, riceve proroghe settimanali per essere utilizzato, in quanto non rispondente agli standard minimi prescritti in tema di sicurezza.
Se non fosse stato, poi, per un iniziativa degli Irriducibili, gruppo leader della tifoseria laziale, che non più di 3-4 anni fa promosse una petizione popolare di 5000 firme per far creare le uscite di sicurezze nelle curve, la situazione sarebbe stata ancora più grave.
A fronte di questo dobbiamo puntualizzare, per completezza di informazione, che detto impianto costa alle società capitoline qualcosa come 350.000 € su base mensile. Solo negli ultimi tempi, però, la maggior parte dei presidenti, cavalcando la questione sicurezza, vuole rifare gli stadi, possibilmente acquisendone la proprietà.
Eppure è dal 1990 che ci portiamo dietro questo stato di cose. Perché lanciare questo allarme solo ora? Siamo certi che questa esigenza risponda unicamente alla volonta’ di tamponare i problemi e non risponda, invece, all’esigenza di tutte le società, visto lo scopo di lucro, di voler inserire nel proprio patrimonio immobiliare questo tipo di infrastrutture, con i relativi intoriti commerciali che ne potrebbero derivare dal loro sfruttamento?
Capitolo disposizioni anti-violenza: dai primi dati emerge un miglioramento della situazione, con un drastico calo degli incidenti che spesso funestavano le domeniche italiane. Questo certamente è un dato positivo e non possiamo che esserne contenti, ma se, a questo punto, leghiamo tutti gli elementi sin ora visti, ci accorgiamo di una cosa: il calo del numero degli incidenti non può essere confrontato con i dati dello scorso anno, per un semplice motivo: l’affluenza dei tifosi, come unanimemente denunciato, è crollata.
Se andiamo, quindi, a raffrontare i numeri, vediamo che proporzionalmente è diminuito più il numero degli spettatori che quello degli incidenti, ergo: gli stadi si stanno svuotando! Questo è preoccupante e deve farci riflettere.
Ma siamo certi che queste norme siano state studiate solo ed soltanto per far diminuire gli incidenti allo stadio? Siamo convinti, inoltre, che le disposizioni (biglietti nominativi, deleghe con tanto di codice fiscale e fotocopia di un documento di indentità) siano idonee all’obiettivo da raggiungere?
Prima di arrivare alle conclusioni va aggiunto un ultimo elemento di riflessione: l’Italia si è candidata per ospitare gli Europei del 2012 e, per poter competere in questa “corsa”, bisogna che tutti i paesi ospitanti forniscano condizioni sufficienti a garantire la riuscita dell’evento. I requisiti richiesti sono fondamentalmente due: degli impianti, minimo sei, a norma UEFA (attualmente nessuno stadio italiano lo è) e delle statistiche convincenti in tema di violenza.
Di fronte a questa situazione, ma soprattutto dietro a tutti gli interrogativi che ci siamo posti, si nascondono degli scenari poco edificanti per il calcio.
Da diverso tempo, ormai, i tifosi hanno acquisito maggiore consapevolezza del contesto in cui sono inseriti ed hanno capito che dietro a tutte le dichiarazioni di facciata, forse in realtà, si nasconde molto di più, forse c’è una strumentalizzazione di questa che è la componente principale del calcio, forse ci sono degli obiettivi prioritari rispetto a quelli che vengono sbandierati.
La conseguenze di questo tipo di percorso mentale, in parte, è la disaffezione, ormai palese, che il calcio dei bond, del doping sportivo e amministrativo sta vivendo.
Ed allora, con questa analisi, vogliamo lanciare un appello: finchè si è in tempo, e di tempo ne rimane sempre meno prima che tutto il sistema collassi, si facciano dei passi indietro per avvicinarsi al calcio romantico degli anni ’70, in cui lo stadio si viveva sin dalle prime ora della mattina e calcio era principalmente sinonimo di passione e di sentimenti sani.
Si facciano dei passi indietro prima che i dati di affluenza denuncino una situazione ancora più irreversibile. Ci si sta avvicinando, con una velocità fuori da ogni previsione, al punto di non ritorno, a far sì che spettacoli tristi e freddi come Lazio-Tampere o Inter-Glasgow Rangers diventino la regola e non l’eccezione. Una volta arrivati a quel punto, poi, per il mondo del calcio non resterebbe altro che calare il sipario.
Ma soprattutto si cominci a dire la verità, concetto sempre meno noto in questo particolare microcosmo; perché se mai, e noi non ce lo auguriamo, questo scenario diventasse realtà, ciò non sarà dovuto ad una fantomatica ed improvvisa trasformazione culturale degli italiani, ma sarà principalmente la risposta di un popolo di tifosi stanchi ed indignati di essere strumentalizzati e presi in giro per interessi esclusivamente altrui.
Luca Clemente
werd bei interesse später zusammenfassen was drinsteht, oder cweb kommt mir zuvor